mercoledì 10 febbraio 2010

Prima di tutti, i nostri (amici)

SONDRIO Sei pagine di notifica, dieci avvisi di garanzia. Nomi già noti - Passamonti, Rebai, Conforti, Ferrario, Crosio, Trivella, Pasini e Bianchi - e due
"new entry": i tecnici Gusmeroli e Succetti. Per tutti la Procura della repubblica di Sondrio si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dopo la chiusura delle indagini preliminari. Agli indagati restano 20 giorni di tempo per depositare memorie, produrre documenti, e chiedere al pm di compiere ulteriori indagini, ma anche di rilasciare nuove dichiarazioni o sottoporsi a un nuovo interrogatorio.
Insomma: ci siamo.
Sull’annosa e tortuosa vicenda dell’appalto della strada di Bema che risale nientemeno che al 2007 la giustizia è pronta a fare chiarezza.

L’INCHIESTA

E’ la tranche più piccola della maxi inchiesta che da due anni ormai sta tenendo banco in Valtellina e per la quale illustri nomi della politica e dell’imprenditoria locale sono finiti nel mirino della magistratura e in pasto alla stampa. Ma è anche la prima inchiesta avviata: quella da cui - a macchia d’olio e di leopardo – hanno preso il la altri "filoni", tuttora al vaglio degli inquirenti. Dagli appalti in Val Pola, alla statale 38, per non parlare della vicenda Galperti (i capannoni in
Bassa Valle) e delle società che ruotano attorno all’asse Comunità montana di Morbegno-Polo fieristico, che nelle ultime settimane hanno registrato un’impennata di perquisizioni e accertamenti.
E non è detto che questo - se si vuole – minusco lo stralcio, alla fine non venga riunito nel maxi fascicolo che dovrebbe sfociare - se tanto mi dà tanto - in un maxi processo.
Ma andiamo per gradi e torniamo allo "stralcio" di Bema.

GLI INDAGATI

Prima di parlare di ipotesi di reato bene fare luce sui soggetti che rischiano di finire a processo:
Silvano Passamonti, ex sindaco di Bema e attuale presidente della Comunità montana di
Morbegno;
Jonny Crosio, attuale parlamentare della Lega Nord, all’epoca dei fatti assessore alla "piccola" viabilità della Provincia di Sondrio;

auro Ferrario, ex segretario provinciale della Lega Nord e procuratore speciale e co-titolare della ditta Valena Costruzioni srl, società che oncorse insieme all’Accisa Spa (collegata alla Com.Er spa di Luigi Rebai , pure lui indagato)e per la quale risulta nei guai il suo titolare: Lorenzo Pasini , classe ’61, residente a Prata Camportaccio.
Tra gli indagati anche un altro impresario edile: Guglielmo Trivella - classe ’69, originario di Postalesio ma residente a Sondrio -, legale rappresentante della Tmg scavi, che a quella gara di appalto per Bema partecipò in associazione temporanea di imprese con la Vidoni spa.
E poi ci sono Fermino Conforti, (dubinese, classe 1956) in quell’anno tecnico comunale del comune di Bema, nominato Rup, ovvero responsabile unico del procedimento e presidente della commissione di gara d’appalto; Angelo Bianchi, - del ’63, milanese - funzionario regionale del Provveditorato alle opere pubbliche, chiamato a far parte della seconda e ulteriore commissione voluta da Comune di Bema e Provincia per l’appalto in questione; Giuseppe Succetti – chiavennasco, del ’66 , ma residente a Morbegno -, all’epoca ingegnere della Cm di Morbegno e membro della commissione di gara e come tale a conoscenza di dati "sensibili" e coperti da segreto.
E infine Franco Gusmeroli (del ’53, di Morbegno), all’epoca segretario comunale di Bema e segretario della commissione della gara d’appalto.
In sintesi: dieci avvisi di garanzia tra amministratori comunali (Passamonti) e provinciali (Crosio), funzionari regionali (Bianchi), comunali (Gusmeroli), tecnici a vario titolo (Succetti e Conforti) e imprenditori edili: Ferrario, Rebai e Pasini per la cordata Valena-Accisa-Com.Er e Trivella per l’altra: Tmg Scavi srl-Vidoni spa. Per dovere di cronaca, ricordiamo che quell’appalto da quasi 5 milioni di euro per "i lavori concernenti la frana di Bema, consolidamento dei versanti e realizzazione delle infrastrutture viarie per il collegamento del paese con il fondovalle" (ci fu una frana che isolò il paese, nda) non fu vinto da nessuna delle due cordate "indagate", ma da una terza (la Quadrio-Grolli), contro la quale Valena ricorse e vinse pure al Tar (ora si è in attesa della decisione del Consiglio di Stato).

LE IPOTESI DI REATO

A tutti gli indagati - tutti tratte il Succetti (membro della commissione aggiudicatrice della gara
che - come poi vedremo – secondo il pm favorì la Tmg scavi srl) viene contestata la "turbativa aggravata d’asta".
In pratica, gli indagati avrebbero concorso - in vario modo e a vario titolo - a taroccare la regolare procedura di gara per favorire una delle cordate partecipanti: la Accisa-Valena-Com.Er.
Il fatto che poi queste imprese non abbiano di fatto vinto l’appalto lascia presupporre che la mente che ha partorito il disegno criminoso non sia riuscita a portarlo a compimento. Ma forse non è proprio così.
Quel che è certo è che questa è una vicenda complicata che vede un piccolo comune - Bema - alle prese con un grande appalto, e che - per "pilotarlo" - ha richiesto
non una ma bensì due commissioni. La seconda fu istituita su indicazione di Rebai-Ferrario-Pasini, inserendo un funzionario regionale "amico": il Bianchi.
A tutti loro viene così contestata la corruzione. In pratica i tre imprenditori avrebbero "convinto" il Bianchi ad esprimersi favorevolmente per il gruppo capeggiato dalla Valena. Non solo. Bianchi avrebbe fatto in modo di evidenziare anomalie nell’offerta per escludere dalla gara la terza cordata: quella di Quadrio-Grolli (che si è poi aggiudicata i lavori). E per essere convincenti gli avrebbero dato - in contanti - 20mila euro. Della mazzetta si parlano al telefono Ferrario e Rebai (intercettati)ma è lo stesso titolare della Valena a confermare l’episodio sotto interrogatorio. Quel che è certo è che il progetto della Valena risultava migliore rispetto ad altri per alcuni parametri, ma non per tutti. E per vincere la gara serviva maggiore punteggio...

L’ASSESSORE CROSIO

Qui, apriamo una parentesi che riguarda l’onorevole Crosio.
Stando al pm Stefano Latorre, il deputato valtellinese avrebbe inserito nella seconda commissione
di gara - come detto – il funzionario regionale Bianchi definendolo un "tecnico indipendente" quando invece era chiaro che era uomo di fiducia del Rebai e del Ferrario.


L’ALTRA CORDATA

Anche la Tmg, però, era più che mai intenzionata ad accaparrarsi quel lavoro. E - stando alla procura - il Trivella si sarebbe "lavorato" sia l’ingegner Succetti che il geometra Gusmeroli. Ai due tecnici - infatti - viene contestata la rivelazione di notizie d’ufficio circa i punteggi assegnati nella seduta per la graduatoria sull’offerta tecnica. Gusmeroli (segretario della commissione di gara) li avrebbe detti a Passamonti, Succetti si sarebbe invece confidato direttamente con
l’imprenditore Trivella.
Ecco perché anche al Succetti (la cui posizione è aggravata dal fatto che svolgeva un ruolo di pubblico ufficiale all’interno della commissione di gara) e al Trivella viene contestato - come agli altri - il concorso in turbativa d’asta. Il membro della commissione di gara (Succetti) telefonò al Trivella per raccontargli della seduta segreta in cui furono stabilite le graduatorie delle offerte, in questo modo il Trivella venne a sapere come stavano messi gli altri concorrenti e quali i punti deboli delle altre offerte. Secondo l’accusa, inoltre, Succetti fece in modo di assegnare un punteggio più alto del dovuto al progetto del Trivella.

PASSAMONTI

E in tutto questo, Passamonti? Se è vero che il presidente della Cm non faceva parte della commissione di gara, è anche vero che per gli inquirenti è ritenuto il "dominus" della situazione (e forse non a caso nelle intercettazioni c’è chi lo chiama "premier minore"), colui che - insomma - ha condizionato in tutto e per tutto le scelte, a cominciare proprio dai componenti della commissione aggiudicatrice. Per questo motivo fu contattato direttamente dall’assessore provinciale Crosio (su richiesta di Rebai, Ferrario e Pasini) affinché non si opponesse alla costituzione di quella seconda commissione (addomesticata), voluta per giudicare alcune "anomalie" evidenziate nelle offerte.


GLI ALTRI FILONI

Che dire? Sarà anche un topolino quello partorito dalla montagna di indagini in procura (così si è espresso su queste colonne nei giorni scorsi l’avvocato di Passamonti), ma è certo che lo squarcio che offre al cittadino questa vicenda legata a un appalto pubblico non è per nulla edificante e mostra come fossero fondate le accuse mosse a tempo dal procuratore Stefano Latorre che chiese e ottenne dal gip Pietro Della Pona misure cautelari (confermate anche dal Tribunale del riesame) nei confronti di Passamonti, Conforti, Rebai e Bianchi.
Dopo quasi due anni di indagini, a quei nomi noti si aggiungono ora Gusmeroli e Succetti.
A dire il vero, ordinanza del 2008 alla mano, già all’epoca il pm contestava a Passamonti l’ipotesi di reato di peculato, ma il gip non accolse la richiesta, non avendo allora giudicato sufficienti gli elementi di colpevolezza. Però - sempre ordinanza alla mano - lo stesso gip indicava anche elementi di reato per gli appalti della Valpola e della statale 38. Che fine hanno fatto? Quasi certamente ci sono indagini in corso e il fatto che questo di Bema sia uno "stralcio", proverebbe l’esistenza di un ben più corposo fascicolo oggi nelle mani del procuratore capo,
Fabio Napoleone.
Fatti concreti lasciano supporre che qualcosa di sostanzioso stia bollendo in pentola: a riprova ci sarebbero recenti perquisizione a carico dello studio Simona Vitali e degli uffici della Comunità Montana di Morbegno e i soliti ben informati parlano di ipotesi di reato già delineate: peculato, distrazione e sottrazione di somme da pubblico ufficiale ai danni di enti pubblici, abuso in atti d’ufficio continuato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni di fondi regionali, fino a non escludere l’associazione a delinquere: qualcosa di ben più grave, dunque, della turbativa d’asta
contestata oggi.
E sempre i soliti ben informati parlando di un’imminente richiesta di proroga delle indagini che vedrebbero coinvolti non solo Passamonti, ma anche altri personaggi collegati a lui e - scusate il gioco di parole – ad altre società "collegate".
Che dire? Se la sensazione del lettore - riferita alla vicenda di Bema - è di una classe politicoamministrativa alla frutta, l’inchiesta è solo all’antipasto.
Antonia Marsetti
a.marsetti@laprovincia.it

da “La Provincia di Sondrio”

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi