Oltre alla forte partecipazione numerica, durante l'assemblea s'è svolto un dibattito intenso, durante il quale molti dei lavoratori hanno chiesto alla CGIL, oltre al sostegno per lo sciopero del 28 gennaio, di impegnare l'intera Confederazione nella preparazione di uno sciopero generale di tutte le categorie.
Per chi volesse partecipare alla mobilitazione regionale di venerdì 28 gennaio, per prenotare un posto sul pullman per Milano basta chiamare la Camera del Lavoro di Sondrio allo 0342 541311
«La crisi non è un alibi per cancellare i diritti» | |
La Fiom si prepara alla mobilitazione: si parte con lo sciopero dei metalmeccanici. La Cgil: siamo con voi | |
MORBEGNO (m.c.p.) È una Fiom sotto attacco che affila le unghie e reagisce, chiamando a raccolta i metalmeccanici con lo sciopero del 28 gennaio, ma che si appella anche alla società civile, agli studenti, ai precari, alla politica, alle istituzioni, insomma «a tutti coloro che intravedono nel caso Mirafiori un anticipo di quello che sarà l'Italia, e non solo il mondo del lavoro, da qui a pochi anni. Un Paese senza diritti e senza libertà». Secondo i metalmeccanici della Cgil, che venerdì sera si sono riuniti in assemblea a Morbegno con i vertici locali (il segretario provinciale Giuseppe Barbusca che ha fatto da moderatore insieme a Sandro Alberto) e regionali (il segretario della Fiom Mirco Rota e della Cgil Elena Lattuada), il 2011 sarà un anno difficile sul fronte delle relazioni sindacali alla luce di quanto avvenuto a Pomigliano prima e a Mirafiori in seguito. Anche a livello locale ci sono imprenditori, come Paolo Agnelli, fondatore dell'Alexia di Gordona che guardano al caso Fiat con estremo interesse. Soprattutto in questa fase dell'economia italiana che di fronte alla concorrenza dei Paesi in via di sviluppo fa fatica a restare sul mercato. E allora molti siti industriali temono la chiusura, sotto il peso ormai insostenibile dei costi occupazionali e dell'energia, al punto che, per molti, l'ipotesi della riallocazione all'estero diventa l'unica possibilità di sopravvivenza. «Tuttavia dietro alla politica di Marchionne - osserva il segretario regionale della Fiom Rota - c'è una precisa strategia, quella di estromettere la Fiom e il sindacato dal tavolo delle trattative, importando il modello americano dove le associazioni di categoria sono presenti solo sui tavoli aziendali. Il referendum del 14 gennaio è stato un ricatto: è stata barattata la firma con il posto di lavoro, senza che nemmeno ci fosse a monte un piano industriale su cui discutere, tant'è che i lavoratori saranno nuovamente in cassa integrazione per altri 12 mesi. La crisi non può essere un alibi per cancellare i diritti e scardinare i rapporti di forza tra i padroni e i sindacati e tutto questo con il tifo del governo che ha mancato al suo ruolo istituzionale e cioè quello di fare da mediatore tra le parti». La Fiom teme che il modello Marchionne possa allargarsi a macchia d'olio. Lo sta sostenendo il governo, la stessa Confindustria, anche a livello locale, come abbiamo visto, il caso Fiat potrebbe diventare una strada da replicare. Non per la Cgil, che il 28 gennaio sarà a fianco della Fiom per protestare contro «il referendum capestro» e difendere i diritti dei lavoratori, come ha dichiarato il segretario regionale Elena Lattuada e come ha fatto eco il referente provinciale Giocondo Cerri. «La Cgil è con la Fiom, lo è sempre stata - ha sottolineato Cerri venerdì sera -, i metalmeccanici in questo momento di sbandamento della politica italiana dove sembra essersi perso il senso dell'etica civile e morale, sono riusciti, dopo tanto tempo, a riportare i temi dell'occupazione, dei diritti, della dignità dei lavoratori in piazza e in prima pagina, è importante che adesso il livello di attenzione sia mantenuto alto. Il primo banco di prova lo avremo proprio giovedì con lo sciopero generale dei metalmeccanici». Parte dunque con una grande manifestazione di piazza la strategia del sindacato che nei prossimi mesi, come ha rilevato il segretario lombardo della Cgil Lattuada, sarà nelle fabbriche per confrontarsi con lavoratori e per capire come organizzare una strategia a lungo termine dopo Pomigliano e Mirafiori. «Negli stabilimenti Fiat di Napoli e Torino non si applicherà più il contratto nazionale, la Fiom sarà estromessa dall'azienda, con il rischio che negli accordi separati vengano distrutti i diritti e le libertà, facendo un pericoloso passo indietro di 50 anni». «Su questo pericolo dobbiamo confrontarci con la gente, la politica, con i moderati - ha sottolineato Guglielmo Zamboni della Cgil provinciale - dobbiamo costruire alleanze, concluso questo percorso potremo arrivare anche allo sciopero generale coinvolgendo tutte le categorie». |
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