lunedì 24 gennaio 2011

Il modello-Marchionne arriva in Provincia...

Una sfilza di intelligentoni, dal PD alla Cisl e la Uil, ci avevano poi spiegato che l'accordo di Pomigliano andava bene perchè era un'eccezione legata alla situazione napoletana. Poi è arrivato l'accordo di Mirafiori. Poi padroni e padroncini hanno cominciato a fare la gara di chi copia meglio Marchionne, benedetti da Berlusconi e dai suoi ministri.Anche in Provincia di Sondrio Paolo Agnelli, a capo della Alexia di Gordona, vuole importare il modello-FIAT, benedetto dalla giunta regionale di Formigoni e della Lega.

Già in risposta all'appello a sostegno della FIOM, il leader della CISL sondriese, Tavasci, ricordava che accordi stile-FIAT erano già stati fatti, unitariamente con la CGIL, anche nelle nostre valli. Non sarà questo, magari, uno dei problemi?
Riportiamo qui l'intervento del segretario provinciale della CGIL, Giocondo Cerri, come riportato da La Provincia di Sondrio, con i suoi molti si e, almeno, un no.
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SONDRIO«Conosco Paolo Agnelli e l'Alexia da 15 anni. In questi tre lustri i lavoratori hanno garantito disponibilità e capacità e l'azienda ha fatto ingenti investimenti. È mancato l'impegno della politica che promette, ma non mantiene».

Non si è fatta attendere la replica di Giocondo Cerri, segretario generale della Cgil di Sondrio, dopo
gli apprezzamenti dell'imprenditore Agnelli all'ad della Fiat Sergio Marchionne, formulati l'altro ieri nell'incontro dell'iniziativa «Assessorato itinerante» con il vicepresidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli. «Si evitino discorsi strumentali - premette Cerri -. In provincia di Sondrio le aziende hanno al tavolo delle trattative un sindacato dialogante rispetto a tutte le esigenze produttive».
Alexia è arrivata in Valchiavenna a metà degli anni Novanta, con poche decine di dipendenti, ora dà lavoro a 130 persone.
«In quel periodo ci siamo confrontati con aziende come Carcano, Galbusera, Ccm e
Levissima, ma anche con la stessa Alexia, sul tema dello scambio fra flessibilità e investimenti - aggiunge il sindacalista valtellinese che, in quegli anni, era alla guida della Fiom provinciale -. Conosco Alexia perché l'ho sindacalizzata e nelle trattative ho avuto sempre di fronte Agnelli. Se quell'azienda in 15 anni è cresciuta di cinque volte da punto di vista occupazionale e dei volumi produttivi è perché nel nostro territorio ha trovato le condizioni ideali per uno sviluppo di tale entità».
Secondo Cerri il sindacato non ha mai detto "no" a priori.«Alle aziende che citiamo vanno riconosciuti importanti investimenti. Ma non possiamo dimenticare che i nostri accordi hanno permesso di lavorare di notte, di superare la mezzora di fermo per la pausa pranzo facendo ruotare le persone, di discutere dei sabati e di tanti altri aspetti.Quando le questioni vengono poste non in termini strumentali, ma sono legate a un reale aumento de
lla capacità produttiva e le aziende si impegnano a investire in termini occupazionali, noi non diciamo di "no". Le imprese hanno trovato nella Cgil un sindacato disposto a fare accordi, a volte unitariamente con le altre organizzazioni, in altri casi da soli quando siamo stati l'unica realtà presente in fabbrica». Cerri ricorda che non sono mancati i momenti di tensione, quelli delle scelte complicate e rischiose per chi deve tutelare i lavoratori e garantire salari e diritti. Qualche "caso Mirafiori", insomma, c'è già stato, spesso con dirigenti impegnati anche nelle organizzazioni imprenditoriali.
«Ricordo il caso della Galbusera, con una lunga e difficile trattativa. Ci chiesero di rinunciare, in un momento di crisi, con percentuali di assenteismo ritenute significative, al premio di produzione. Abbiamo costruito relazioni basate sulla reciproca fiducia e alla fine c'è stato uno scambio flessibilità-investimenti che ha lasciato soddisfatte le parti. Non siamo un sindacato barricadero e gli imprenditori lo sanno». Giovedì a Gordona Agnelli ha sottolineato che un operaio nel Belpaese costa alle aziende 30mila euro, mentre in Polonia - quindi nell'Unione Europea - si scende a 7mila. Sul costo del lavoro troppo alto Cerri concorda con il titolare di Alexia.«Se è vero che costo lavoro in Italia è alto, non è dovuto ai lavoratori dipendenti che possono contare su un salario netto fra i più bassi in Europa Occidentale. Ma attenzione, non è colpa del sindacato. Conosco e apprezzo il ruolo e l'impegno di Agnelli, con il quale condivido la passione per il ciclismo, e so che abbiamo idee diverse sulla politica italiana. Ma proprio per questa ragione gli devo ricordare che da quindici anni ci governa una classe politica vicina a lui e che l'assessore Gibelli è vicepresidente di Regione Lombardia e un importante esponente di un partito di governo. E' dalla politica che sono arrivate risposte insufficienti. La classe dirigente nazionale e lombarda che ci governa ci dovrebbe dire in questi anni cosa ha realizzato, oltre ai procalmi, in termini di aiuti alle aziende e di riduzione fiscale per i lavoratori dipendenti».
Un "no", da parte di Cerri, arriva. E' rivolto a chi attacca il contratto nazionale.
«Le imprese con le quali si è discusso di flessibilità e investimenti sono quelle che garantiscono i migliori aumenti salariali in ambito aziendale grazie agli accordi integrativi. Il contratto nazionale va semplificato, inoltre ne abbiamo 400 e ne bastano poche decine, ma è fondamentale per definire i diritti e i livelli economici al di sotto dei quali non si può andare. Questa è la nostra risposta a chi vorrebbe togliere peso al ccnl».
Stefano Barbusca

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