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E a Natale nessuno dei dipendenti in cassa integrazione ha ricevuto i soldi
Sindacato e imprese: intervenga la Provincia per sbloccare la situazione
Sindacato e imprese: intervenga la Provincia per sbloccare la situazione
Da luglio 2010 attendono di ricevere l'assegno di cassa integrazione, ma il ministero del Lavoro non ha ancora firmato i decreti per avviare i pagamenti da parte dell'Inps. Una situazione di estrema difficoltà per la quale i sindacati del settore tessile-chimico della Cgil e della Cisl hanno deciso di invocare l'intervento della Provincia. «Ci sono due grandi realtà locali come Cranchi (208 lavoratori a Piantedo e 56 a San Giorgio di Nogaro, a Udine) e New Cocot (72 dipendenti a Sondrio e 146 a Piano Cogno, nel bresciano), che da sei mesi attendono di ricevere la copertura degli ammortizzatori sociali - spiegano Walter Rossi della Cgil, e Rossano Ricchini della Cisl -. Nel caso della Cranchi, l'azienda ha deciso di anticipare la cassa integrazione che investe circa il 60% dei dipendenti, per non creare troppo disagio ai propri lavoratori. Il risultato è che finora si è esposta per quasi 1 milione di euro, che invece di essere investiti nella produzione per cercare di superare la fase di crisi, sono stati immobilizzati in questa operazione. Ma non è giusto che una impresa debba impegnare risorse per fare fronte a una carenza del ministero».
Alla New Cocot il problema è, invece, che avendo chiesto due anni di cig straordinaria, ogni sei mesi il trattamento si interrompe per effettuare una verifica sullo stato aziendale. E benché le certificazioni siano rapide la ripresa dei versamenti ai lavoratori non lo è altrettanto.
«Intervenga la Provincia» - Il sindacato, pur ammettendo che questo particolare momento possa aver messo a dura prova gli organici ministeriali (solo in Lombardia sono 1.719 le imprese ricorse alla cassa integrazione straordinaria al mese di novembre), trova comunque inaudito che si possano lasciare in difficoltà aziende e lavoratori per mesi. «Chiediamo all'assessore provinciale al Lavoro, Alberto Boletta, di intervenire al ministero per sollecitare una soluzione rapida».
Meglio la cassa in deroga - Mai come questo periodo si sta evidenziando un paradosso, che Cgil e Cisl mettono in evidenza. La cassa integrazione in deroga, che copre le aziende che non versano contributi per gli ammortizzatori sociali, viene gestita a livello regionale. Lo Stato stanzia le risorse, la Regione emana i decreti, ma nel frattempo l'Inps anticipa per quattro mesi il trattamento ai lavoratori interessati. Nell'ultima tornata sono stati dirottati, con il placet dell'Unione europea, fondi destinati alla formazione per coprire il fabbisogno delle piccole imprese. «Invece, per le cig ordinarie e straordinarie - spiega Walter Rossi della Cgil -, dove parte dei fondi sono direttamente versati dalle imprese con la contribuzione Inps, in assenza di decreto ministeriale non possono godere di nessun anticipo. Forse prevedere un passaggio normativo in questo senso gioverebbe». E i tessili di Cisl e Cgil per questo rilanciano la proposta di una riforma degli ammortizzatori sociali, prima che si arrivi al tracollo dell'intero sistema.
Al dramma vissuto dai lavoratori di Cranchi e New Cocot se ne aggiunto uno che ha coinvolto tutta la platea dei cassaintegrati in provincia: il mancato pagamento a metà dicembre del trattamento di novembre. Un ritardo che ha lasciato senza soldi i lavoratori proprio sotto Natale. «Un disguido che ha pesato anche psicologicamente su persone che già sentono la propria vita inserita in un tunnel di precarietà», rimarcano i sindacati.
Manifatturiero fermo - Le casse integrazioni si innestano in un periodo di crisi che ha bloccato il mercato del lavoro nel manifatturiero. Da un lato, c'è il blocco del turn over. Dall'altro, i lavoratori che dovessero restare a casa, dopo 30 anni di attività, non hanno prospettive di reinserimento. «E da questo punto di vista - spiegato Cgil e Cisl - solo un ruolo attivo delle associazioni di categoria potrebbe permettere di individuare dei percorsi di riqualificazione mirati al reinserimento in aziende sane».
Alessandra Polloni (su La Provincia di Sondrio del 5/1/2011)
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