Paolo Ferrero, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
su Liberazione del 23/01/2011
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Il rischio più forte è che la crisi politica si avviti su se stessa e che a trarne i vantaggi maggiori siano le proposte più estremiste. Da un lato la Lega Nord, che comincia a patire l’appoggio a Berlusconi, finalizza tutta la sua azione al federalismo fiscale e trova tragicamente orecchie attente tanto nel Pd quanto nei centristi. Parallelamente Marchionne, Federmeccanica e Confindustria stanno lavorando alacremente a smontare i contratti nazionali e a riscrivere la costituzione a partire dai rapporti di lavoro.
Per evitare che la situazione politica allarghi ulteriormente questa palude e produca nel paese un ulteriore elemento di demoralizzazione e di impotenza, è necessario un salto di qualità. Il No operaio a Mirafiori e Pomigliano, le lotte degli studenti e dei precari ci dicono che questo salto di qualità è possibile. Ci sono nel paese movimenti e soggettività da cui è possibile partire per cambiare registro. Ieri e oggi a Marghera ne abbiamo avuto la testimonianza in un importante momento di incontro e di dibattito. Si tratta allora di utilizzare le nostre forze in modo concentrato sui due obiettivi decisivi di questa fase.
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In secondo luogo lo sviluppo di una campagna di massa per la cacciata di Berlusconi e per le elezioni anticipate. E’ del tutto evidente che se Berlusconi riuscirà a restare in sella, l’offensiva per lo stravolgimento degli assetti costituzionali subirà una pesante accelerazione. Questa crisi per Berlusconi è come il delitto Matteotti per Mussolini: se la passa non avrà più vincoli. Per questo occorre costruire ogni forma di mobilitazione unitaria, dalla raccolta firme alle manifestazioni locali, con la parola d’ordine di mandare a casa Berlusconi.
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