martedì 12 luglio 2011

La speculazione in borsa spiegata al popolo

Le agenzie stampa titolano che la Consob ha bloccato la vendita dei titoli allo scoperto. Una frase che per molti lettori è di difficile comprensione ed è di fatto sbagliata dato che non si è bloccato nulla, a differenza di quanto dicono i giornali. Intanto una breve scheda per capire di cosa si parla. Le vendite di titoli allo scoperto (o 'short selling') sono operazioni che sfruttano la possibilità, prevista sui mercati finanziari , di non avere in mano un titolo ma di poterlo cedere comunque. Si possono effettuare vendite allo scoperto senza possedere del tutto un titolo, oppure dopo averlo ottenuto in prestito da parte di una banca o di un altro intermediario, cui verrà corrisposta una commissione legata anche alla durata del prestito. Nel primo caso si parla di vendite allo scoperto 'nude' ('naked short selling', in inglese), nel secondo di vendite allo scoperto 'ricopertè. In generale chi vende uno strumento finanziario ha tre giorni di tempo per consegnarlo effettivamente: vendendo un titolo il cui prezzo scende, può riacquistarlo a un prezzo inferiore a quello di vendita, con conseguente guadagno. Negli attuali sistemi di trading è comunque possibile effettuare delle vendite allo scoperto riacquistando il titolo ceduto in una stessa giornata e contando sul fatto che il conteggio sul possesso effettivo di uno strumento finanziario tra acquisti e vendite verrà fatto alla fine delle contrattazioni. Paletti sulle vendite allo scoperto erano stati già decisi dalle diverse Autorità al culmine delle turbolenze sui mercati successive alla crisi dei mutui e al crac Lehman. In Italia la Consob aveva deciso lo stop il 22 settembre del 2008 sulle operazioni su titoli di banche e assicurazioni vietando dapprima la vendita di azioni «non disponibili» (era in pratica il divieto di vendite allo scoperto 'nude') e poi, dal primo ottobre successivo, vietando anche la vendita di azioni su cui non ci fosse anche la proprietà. Si trattava in quel caso di un divieto totale di vendite allo scoperto su banche e assicurazioni, in cui anche le vendite 'short' nell'arco di una stessa giornata erano impossibili. Le restrizioni sono poi cadute e non si capisce onestamente il perchè dato che la crisi ha continuato ad imperversare ininterrottamente. Dieci mesi fa la Commissione Europea ha dato il via libera alle nuove regole su alcuni dei prodotti finanziari considerati rischiosi per l'andamento dei mercati. Attenti però perchè le nuove norme, a differenza delle misure di austerity entreranno in vigore nel 2012. Le misure che sono state adottateiei sera dalla Consob sono una sorta di pannicello caldo. Da quanto abbiamo avuto modo di vedere esse non bloccano il naked short ma obbligano chi compie tali operazioni a comunicarle. Se tutto resta così com'è, questo meccanismo serve a poco. Primo perchè non si sono toccate le regole sui BTP, ed è su quelle che si sta “speculando” alla grande dato che riguardano più da vicino il debito italiano. Questa settimana l'Italia si è bruciata venti miliardi in più di interessi da pagare sui decennali, e la partita che si è giocata fino ad ora porterà altre misure di austerity per i prossimi mesi che verranno giustificate proprio con questi avvenimenti. Sui naked short per le azioni hanno soltanto obbligato, almeno per ora, la comunicazione in caso di naked short con più dello 0,2% del capitale per operazione. Il che vuol dire che un grosso fondo speculativo può aprire dieci posizioni con lo 0,19% del capitale senza incorrere nell'obbligo di comunicarlo e speculare come prima. Onestamente non riusciamo a comprendere, senza pensare a male, il motivo per cui la Consob non sia libera, come altrove, di vietare il famigeratissimo naked short, punto e basta, tanto su BTP che su azioni. Le politiche fino ad ora portate avanti dalla BCE per contenere l'inflazione tedesca da crescita (solo la loro, però, che sono gli unici che crescono sul serio) attraverso l'aumento del costo del denaro hanno di fatto penalizzato i paesi con debito pubblico più alto come l'Italia, e sono quelle che hanno originato le premesse per l'attacco speculativo. Per comprendere questo basta leggere i dati sulla produzione industriale nostrana di tre giorni fa (che parrebbero anticipare un PIL negativo nel prossimo trimestre....), e il gioco è fatto per gli speculatori. Ad essi non resta che vendere allo scoperto i BTP italiani. C'è da chiedersi a questo punto dove vogliono arrivare le classi dirigenti europee attraverso queste scelte, forse fare di noi una nuova Lehman Brothers? L'Europa avrebbe dovuto essere la nostra salvezza, ma sta diventando la nostra condanna.

Controlacrisi.org 
Ringraziamo sentitamente Fabio Baccelliere per le informazioni forniteci

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