domenica 31 ottobre 2010

La scritta fascista di Grosio verrà ripristinata.

La soprintendenza ai beni ambientali ha deciso che la scritta fascista recentemente ricomparsa sul palazzaccio di Grosio andrà ripristinata nella sua "originalità".
Certo, è difficile capire cosa ci sia di originale in una scritta che venne cancellata in una notte del '43, da cittadini grosini evidentemente più coraggiosi dell'ex sindaco Italo Strambini, che vigliaccamente ha deciso di nascondere le sue nostalgie per l'infame ventennio dietro ad un finto restauro. Infatti, la scusa che viene usata, è la storicità della scritta, anche se tutti sanno che si tratta di un'opera ex novo, con tanto di tecniche da falsari utilizzate per nasconderne la fattura moderna.


Come abbiamo già detto, queste vicende ci indicano un discrimine politico e umano: o coi partigiani, o coi vigliacchi traditori

mercoledì 27 ottobre 2010

Primo Congresso della Federazione della Sinistra - Provincia di Sondrio

Boomerang Marchionne


di Giorgio Cremaschi


Le intenzioni erano diverse, evidentemente si voleva rispondere al grande impatto della manifestazione del 16 ottobre. Fatto sta che l'intervista dell'amministratore delegato della Fiat nella trasmissione di Fabio Fazio di domenica si è rivelata un boomerang. Sergio Marchionne, di fronte a un interlocutore sorridente e compiacente, si è sentito evidentemente autorizzato a dare il peggio di sè. Ne è uscita una sequela abbastanza sconclusionata di invettive e lamentele, che è servita unicamente a non fornire un solo dato, una sola notizia sui reali programmi della Fiat in Italia.
Conosciamo questo modello comunicativo, è quello di Silvio Berlusconi. Da un lato c'è il "fare" e dall'altro c'è il "sabotare". Sindacalisti, giudici, intellettuali non compiacenti sono i sabotatori, coloro che impediscono che sia apprezzato il fare di chi comanda. Sergio Marchionne ha parlato allo stesso modo. La Fiat non guadagna nulla in Italia, ma solo all'estero.
Naturalmente ha dimenticato di dire che fuori dal nostro paese la Fiat ha impianti solo ove i salari sono assai più bassi e i finanziamenti pubblici proporzionalmente più alti. Ha dimenticato di dire che in quell'Europa occidentale, ove ci sono quei salari più alti che lui ha promesso agli operai italiani, non c'è alcun stabilimento della Fiat.
Marchionne ha annunciato il taglio di dieci minuti delle pause per i lavoratori di Melfi e Pomigliano, presentandolo come piccola cosa, un piccolo sacrificio peraltro retribuito. Ha così dimenticato di dire che questo taglio corrisponde alla riduzione del 25% delle pause. Ci provi a ridurre del 25% i profitti dei suoi azionisti e vedrà dove lo cacciano. Marchionne ha lamentato l'anarchia degli stabilimenti ove però la Fiom ha solo il 12,5% degli iscritti, senza spiegare perchè l'azienda non riesca a governare l'87,5% del proprio personale. Marchionne ha annunciato che l'Italia sarebbe al 118° posto su 139 per efficienza del lavoro. Senza spiegare, d'altra parte nessuno gliel'ha chiesto, da dove venga questa classifica, su quali basi sia costruita, quali siano i fattori che la compongono.
Marchionne ha smentito ogni intenzione di entrare in politica, con la solita ipocrisia degli amministratori delegati che danno giudizi politici, fanno operazioni politiche, e però sostengono che questo è solo mercato.
Marchionne ha lamentato che tre operai a Melfi hanno fermato 1.200 lavoratori, dimenticando che questa sua affermazione è stata condannata come antisindacale da un tribunale che ha disposto il reintegro di quei lavoratori. Sentenza che la Fiat non ha ancora rispettato. Marchionne, come Berlusconi, più fallisce più diventa prepotente, meno è in grado di spiegare più offende. E, come Berlusconi, vede la propria arroganza smontata dal semplice commento di un comico, in questo caso Luciana Littizzetto che alla fine della trasmissione si è più o meno chiesta: "Ma se è così bravo, com'è che chiude Termini Imerese?".
Marchionne ha passato un quarto d'ora in televisione senza spiegare nulla, ma non certo per riservatezza o rispetto delle relazioni sindacali, perchè questo è esattamente quello che fa anche al tavolo delle trattative. In Marchionne, come in Berlusconi, è sempre più difficile distinguere l'immagine dalla realtà, la propaganda dai fatti. E poi, esattamente come fa il Presidente del Consiglio, Marchionne si è lamentato di una campagna mediatica avversa. Qui c'è un'assoluta irriconoscenza verso un mondo culturale e politico che invece ha sempre supportato le sue imprese. Al punto di non chiedere neppure conto di fatterelli come la distribuzione di lauti dividendi agli azionisti e poderosi aumenti al top management, mentre agli operai veniva cancellato il premio di risultato. In realtà con il regime informativo che c'è oggi in Italia, se raccoglie cattiva pubblicità Marchionne deve prendersela unicamente con se stesso.
Alla fine bisogna ringraziare questa trasmissione. Dopo di essa le ragioni della Fiom sono ancora più chiare e valide agli occhi di tutti.


su Liberazione (26/10/2010)

sabato 23 ottobre 2010

La Casta Padana: in "discarica"

Stavolta è l0amministrazione di Traona a finire sotto inchiesta, e insieme all'amministrazione anche professionisti e tecnici della regione.


APPALTI SPORCHI A TRAONA:
17 (PER ORA) I DENUNCIATI


TRAONA Le fiamme gialle anche in Bassa Valle. Nuova raffica di perquisizioni, ma nessun arresto, almeno per ora. Il nuovo troncone di indagini vede "iscritti" 17 tra amministratori, dipendenti pubblici, impresari e liberi professionisti, ma anche in questo caso - così come per la maxi inchiesta della Comunità montana di Morbegno - le persone nel mirino degli inquirenti sarebbero molte, molte di più.
Due i filoni: uno relativo a quelle che vengono impropriamente dette "discariche" di Traona e che altro non sono che depositi di materiale inerte alle porte del paese; l'altro è relativo a svariate delibere approvate da marzo ad oggi dalla giunta Belli per lavori eseguiti in urgenza - e quindi affidati al di fuori delle normali procedure - ma che in realtà l'unica urgenza che hanno dimostrato di avere è quella di aver fatto - o reso - un piacere ad imprese "amiche".
Tra coloro che ieri si sono visti notificare l'avviso di garanzia contestualmente al decreto di perquisizione (chi dell'abitazione, dell'auto e chi degli uffici), il gotha del Comune di Traona: il sindaco Marco Belli, il suo vice Maurizio Papini che è anche assessore ai lavori pubblici; l'assessore all'Istruzione e sport Carlo Invernizzi, il capo dell'ufficio tecnico Gianni Azzalini, il responsabile dell'ufficio di ragioneria Sergio Della Matera, il segretario comunale Franco Gusmeroli (lo stesso segretario già arrestato nell'inchiesta della Cm di Morbegno). Nei guai anche Lucio Tavelli, il funzionario regionale dipendente dello Ster, il servizio territoriale del Pirellone, addetto ai sopralluoghi per il riconoscimento della «somma urgenza». Poi ci sono i progettisti: il geometra Fabio Bonomi di Piateda, l'ingegner Carlo Contessa di Dubino, Claudio Gianoli di Morbegno. Infine gli imprenditori edili e non: Diego Fattarina, della Max-far e di altre società che hanno avuto a che fare con le due "discariche" di Traona e poi l'impresa Carnazzola Camillo spa di Colorina, con Camillo e Gabriele Carnazzola (titolare rappresentante e direttore) titolari della ttività di estrazione alla discarica della Valletta e proprietarie della discarica di Piussogno; Arnaldo Giumelli di Traona, Claudio Pensa anche lui di Traona, Camillo Ferrè di Rogolo e Albiniano Carmine di Campodolcino, titolare dell'impresa che si è aggiudicata il trasporto scolastico del Comune.
Secondo il procuratore capo Fabio Napoleone, quella che nel municipio di Traona gestisce gli appalti pubblici non è una giunta che opera in trasparenza, ma una vera e propria associazione a delinquere. Il sindaco Belli, il suo vice Papini e il tecnico comunale Azzalini sono indagati per corruzione poiché avrebbero compiuto «atti contrari ai doveri d'ufficio e omettevano di compiere atti del proprio ufficio nell'ambito del rilascio dei permessi a favore del Fattarina» in veste di rappresentante della "Max far" e della "Ponte di Ganda - le due società che hanno operato nelle discariche di inerti di Traona - e in favore dell'impresa Carnazzola Camillo (indagati il titolare Camillo, appunto e il direttore Gabriele Carnazzola). In cambio, gli imprenditori edili avrebbero promesso incarichi ai pubblici amministratori. Come? Sia il sindaco, il capo dell'ufficio tecnico Azzalini che l'assessore ai lavori pubblici Papini svolgono attività di libera professione vuoi direttamente, vuoi attraverso i figli o addirittura (come nel caso del Papini) mediante un prestanome.
Per il reato di abuso d'ufficio sono invece indagati il sindaco Belli, l'assessore Papini, il geometra comunale Azzalini, in concorso con Bonomi (ritenuto un prestanome del Papini), nonché con l'aiuto del segretario comunale Gusmeroli e del ragioniere capo Della Matera, avrebbero affidato lavori con la procedura della somma urgenza quando non esistevano i presupposti. Per riuscire a fare ciò sarebbero stati aiutati dal dipendente dello Ster Tavelli che nei suoi sopralluoghi avrebbe certificato il falso. A beneficiare della situazione anche Gianoli, direttore dei lavori di un'opera pubblica affidata senza appalto e l'ingegner Contessa, progettista di alcuni interventi eseguiti sul territorio dalla primavera scorsa.
Il reato di falsità materiale e ideologica viene ipotizzato nei confronti del tecnico comunale Azzalini, del ragioniere capo Della Matera e del dipendente regionale Tavelli che avrebbero «formato atti in tutto i in parte falsi al fine di legittimare l'effettiva necessità di eseguire lavori di somma urgenza».
Truffa aggravata per ottenere contributi pubblici è l'ipotesi di reato mossa nei confronti di tre imprenditori: Giumelli (che ha legami di parentela con il sindaco Belli per via della di lui moglie), Ferrè e Pensa rispettivamente titolari della Giumelli Costruzioni srl di Traona, Ferrè Camillo snc di Rogolo e della ditta individuale Pensa Claudio. I tre avrebbero ottenuto l'affidamento diretto di alcuni interventi coperti in parte da contributi regionali, solitamente destinati al pronto intervento.
Per frode nelle pubbliche forniture sono invece indagati Camillo e Gabriele Carnazzola «poiché nell'esecuzione di contratti di fornitura conclusi con l'ente pubblico commettevano frode utilizzando materiali di qualità e quantità inferiori rispetto a quella pattuita contrattualmente». Il riferimento (si veda articolo nell'altra pagina) è certamente relativo ai quantitativi di metri cubi "cavati" dalle discariche di Traona.
Sindaco e segretario comunale sono invece indagati per falsità materiale e ideologiche per avere «almeno in due circostanze, attestato falsamente nei verbali della giunta comunale come presente un assessore che in realtà non interveniva neppure alla riunione». Sempre Belli e Gusmeroli, con il Papini, sono indagati per peculato «perché utilizzavano beni strumentali di proprietà del comune di Traona per fini personali». Infine, la turbativa d'asta è mossa nei confronti di Belli, Papini, Gusmeroli, Fattarina, i due Carnazzola, Contessa, Invernizzi e Albiniano poichè «con promesse, collusioni o altri mezzo fraudolenti, turbavano le gare nei pubblici incanti indette dall'amministrazione comunale di Traona».
Insomma, rispetto all'altra maxi inchiesta, quella sulla Cm e Cercino, ci siamo spostati di qualche centinaia di metri in linea d'aria. Ma non di una virgola nel codice penale.

venerdì 22 ottobre 2010

Approvato il collegato lavoro: il governo lo mette nel culo ai precari

L’altroieri sera, dopo appena due giorni di discussione, la Camera ha approvato senza ulteriori modifiche il famigerato “collegato lavoro”, aka ddl 1167, aka ddl 1441 (a seconda del ramo del Parlamento). Il disegno di legge concluderà quindi definitivamente la sua lunga gestazione con la firma, stavolta obbligatoria, del Presidente della Repubblica, ed entrerà in vigore a stretto giro.
Curiosamente, nessun quotidiano ieri dedicava neppure mezza riga in prima pagina alla questione, che pure è destinata ad avere molti più effetti per molti più italiani rispetto al Lodo Alfano, tanto più discusso. Ci sono evidentemente dei problemi di comunicazione.
[...]
Certificazione dei contratti e clausole arbitrali
È rafforzata la pratica, già prevista ma fino a oggi pressoché inutilizzata, della certificazione dei contratti. In pratica le parti possono chiedere che una commissione appositamente istituita accerti, anche preventivamente, che il contenuto del contratto di lavoro corrisponda alla reale natura del rapporto, con l’accordo del datore di lavoro e del lavoratore. Quanto questo accordo possa essere autentico, e non forzato per il lavoratore dalla necessità di ottenere o mantenere il lavoro, non c’è bisogno di spiegarlo. L’organizzazione di queste commissioni non a caso è affidata alla potente lobby dei consulenti del lavoro, che avrà “le funzioni di coordinamento e vigilanza per gli aspetti organizzativi”: le volpi che controllano l’organizzazione dei pollai.
Ma non solo: possono essere certificate allo stesso modo anche le clausole arbitrali che le parti (anche qui leggi: il datore di lavoro) potranno chiedere di inserire nel contratto alla fine del periodo di prova o, in mancanza di prova, dopo 30 giorni dall’inizio del rapporto. Le clausole arbitrali consistono nell’impegno vincolante delle parti (qui leggi: del lavoratore) a rinunziare preventivamente a rivolgersi al Tribunale per eventuali controversie legate al rapporto di lavoro. I contrasti dovranno essere risolti da arbitri privati e non da giudici, con diverse conseguenze tutte a svantaggio del lavoratore: costi più alti e da anticipare almeno in parte, minori garanzie processuali, soprattutto la possibilità per gli arbitri di decidere sulla controversia “secondo equità”, e quindi anche in deroga alla legge e ai contratti collettivi.
Se non altro, la legge prevede che la clausola compromissoria non possa riguardare controversie relative alla risoluzione del contratto di lavoro. È sventata quindi, per questa volta, ogni minaccia per l’art. 18 dello Statuto: segno che le proteste della scorsa primavera sono servite a qualcosa.
Di sicuro però vive su un altro pianeta (il pianeta Confindustria forse) il segretario della CISL Bonanni che oggi ha dichiarato che le clausole compromissorie vanno bene, dal momento che anche i lavoratori possono scegliere se accettarle o no. Come se fosse una “scelta” quella fatta con la pistola alla testa!
Più precari per legge
La norma approvata da un lato introduce per i casi di licenziamento un nuovo onere per il licenziato: non basta impugnare il licenziamento entro 60 giorni, ma occorre anche che nei nove mesi successivi venga depositato in Tribunale il ricorso. Fin qui, tutto sommato, nulla di tragico.
La tragedia colpisce invece tutti i tipi di precari: a termine, “interinali”, a progetto, etc.. Se vogliono impugnare il loro contratto per ottenere l’assunzione in pianta stabile, infatti, devono decidersi a farlo entro i 60 giorni successivi alla cessazione del rapporto.
È fin troppo facile immaginarsi i dubbi amletici di chi vive sotto il ricatto perenne del rinnovo: “Se impugno il contratto non me lo rinnovano più, ma se poi non lo rinnovano lo stesso e intanto non posso più impugnarlo?”
Attenzione! La norma entra in vigore subito per tutti, si applica ai contratti in corso e perfino a quelli già scaduti (in questo caso i 60 giorni partono dall’entrata in vigore della legge).
Non solo: le stesse decadenze, con analoghe conseguenze precarizzanti, si applicano anche per il caso di trasferimento (da impugnarsi entro 60 giorni dalla comunicazione del trasferimento stesso), di cessione d’azienda (60 giorni dal trasferimento), di appalti simulati (l’enorme mondo delle cooperative).
La ciliegina sulla torta è la norma che prevede, anche nel caso fortunato che un lavoratore riesca a ottenere la trasformazione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato, un tetto al risarcimento massimo che il datore di lavoro può essere condannato a pagare. A prescindere da quanto tempo il lavoratore sia rimasto disoccupato per colpa del comportamento illegittimo del padrone, il risarcimento massimo sarà di dodici mesi di stipendio. La glassa sopra la ciliegina è che quest’ultima norma si applica pure alle cause in corso.
E adesso?
Fa specie che l’approvazione del disegno di legge sia rimasta praticamente sotto silenzio, mentre l’attenzione pubblica è distratta da specchietti per le allodole come il Lodo Alfano (vero, il Lodo Alfano è una merda, ma le priorità sono decisamente altre).
La prima necessità è che chi viene colpito dalla controriforma – tutti i lavoratori, e in particolar modo quelli precari – conosca la situazione: è indispensabile creare e diffondere informazione, con qualsiasi mezzo, da un lato per poter far valere i propri diritti in via individuale, dall’altro per poter organizzare una lotta efficace.
Una lotta efficace, all’altezza della violenza con cui il padronato cerca di sottrarci i diritti, non potrà passare per la Corte Costituzionale, come già sembra chiedere il Partito Democratico. La Corte Costituzionale (che interverrà comunque sicuramente a prescindere da ogni mobilitazione) potrà limare alcuni aspetti particolarmente stridenti, ma di sicuro non potrà modificare l’impianto sostanziale della legge: è bene sin d’ora non riporre alcuna speranza nei giudici né in alcun altro deus ex machina.
Soltanto la mobilitazione dei lavoratori, stabili e precari, può cambiare i rapporti di forza tra le classi, specialmente se saprà collegarsi alle lotte in corso, quella degli studenti (i precari di oggi e di domani) e quella lanciata dalla FIOM ed estesa a tutti i lavoratori: lo sciopero generale già annunciato si carica di importanza e dovrà essere il primo passo.

mercoledì 20 ottobre 2010

APPROVATO IL COLLEGATO LAVORO. ECCO I DETTAGLI DELLA CONTRORIFORMA


Dopo sette letture parlamentari, l'Aula della Camera ha definitivamente approvato il ddl lavoro, che era stato rinviato alle Camere dal presidente della Repubblica. Ecco le principali innovazioni previste dal ddl, che a Montecitorio è passato con 310 sì, 204 no e due astensioni. L'Udc ha votato a favore del testo con la maggioranza; Pd e Idv hanno, invece, espresso un voto contrario.


ARBITRATO SI SCEGLIE PREVENTIVAMENTE: Il lavoratore decide se ricorrere all'arbitrato preventivamente, e non quando insorge una controversia.


LA SCELTA DOPO IL PERIODO DI PROVA: La scelta, se ricorrere o meno all'arbitrato, non potrà avvenire prima della conclusione del periodo di prova, ove previsto, oppure se non siano trascorsi almeno 30 giorni dalla data di stipulazione del contratto di lavoro.


ESCLUSO L'ARBITRATO SUI LICENZIAMENTI: escluse le controversie relative al licenziamento tra quelle che riguardano l'arbitrato. Per i licenziamenti, dunque, resta l'obbligo di ricorrere al giudice del lavoro.


ANCHE LICENZIAMENTI NON VALIDI VANNO IMPUGNATI: Anche «nei casi di invalidità del licenziamento» esso dovrà essere impugnato «entro 60 giorni dalla ricezione della sua comunicazione in forma scritta».


APPRENDISTATO A 15 ANNI VALE COME ULTIMO ANNO SCUOLA OBBLIGO. Possibilità di assolvere l'ultimo anno di obbligo scolastico, fissato a 16 anni, anche con l'apprendistato, che quindi varrà per i 15enni come stare in classe.


DELEGA PER USURANTI, CRITERI PRIORITÀ PENSIONAMENTO. Una clausola di salvaguardia per il pensionamento anticipato (minimo 57 anni di età e 35 di contributi) dei lavoratori impiegati in attività usuranti, come i dipendenti notturni o gli addetti alla 'linea di catenà.


RIFORMA AMMORTIZZATORI. Dopo 24 mesi dall'entrata in vigore della legge, il governo esercita le deleghe sulla riforma degli ammortizzatori sociali per il riordino degli strumenti a sostegno del reddito, così come dei servizi per l'impiego, degli incentivi all'occupazione e dell'apprendistato e, più in particolare, dell'occupazione femminile. -


PROCESSI LAVORO. I processi del lavoro tornano ad essere gratuiti. Nei casi di violazione nella trasformazione del contratto da tempo indeterminato a tempo determinato, il datore di lavoro dovrà risarcire il lavoratore con una indennità onnicomprensiva fissata tra 2,5 a 12 mensilità.


BORSA NAZIONALE LAVORO, ANCHE CURRICULA LAUREATI ON-LINE. Rafforzata la Borsa nazionale del lavoro, con l'inserimento on-line anche dei curricula degli studenti da parte dell'Ateneo per i dodici mesi successivi alla laurea; prevista anche la pubblicazione telematica dei bandi e dei concorsi della Pa, oltre ai dati relativi ad assunzione, proroga, trasformazione o cessazione dei rapporti di lavoro.


CASELLARIO CENTRALE INFORTUNI. Al via l'organizzazione del Casellario centrale degli infortuni, in capo all'Inail.


SINO A TRE ANNI PER DOMANDE ALBO ARTIGIANI. Passa da due a tre anni l'efficacia delle domande di iscrizione e cancellazione dall'albo delle imprese artigiane da comunicare all'Inps.

martedì 19 ottobre 2010

16 ottobre: non fate i gattopardi


di Giorgio Cremaschi
Spesso non capita una seconda occasione. Dal 2001 al 2003 un grande movimento di lotta ha contrastato in Italia la globalizzazione liberista. Quel movimento è stato poi abbandonato a se stesso e, infine, messo ai margini e ignorato nei due anni catastrofici del governo Prodi. Ora abbiamo un’altra occasione. La manifestazione di sabato è stata ben di più di una pur eccezionale mobilitazione dei metalmeccanici contro gli accordi separati, per il contratto nazionale e i diritti. E’ stato un incontro di popoli dispersi, che si ritrovavano assieme dopo anni di lotte frantumate e spesso deluse.
Una differenza di fondo comunque c’è, rispetto ai primi anni del nuovo secolo. Allora nasceva un grande movimento di opinione, che portava qui in Italia gli echi di un risveglio delle coscienze che avveniva in tutto il mondo. Oggi la globalizzazione, il suo attacco frontale ai diritti sociali e costituzionali, ce l’abbiamo in casa. Chi era in piazza sabato raccontava di lotte concrete contro la globalizzazione qui ed ora. Per questo il movimento di oggi è radicato nella sofferenza sociale e per questo è ben più esigente di risposte concrete.
Si è cercato di marginalizzare, o persino criminalizzare, la manifestazione della Fiom. Fallito clamorosamente questo obiettivo, ora si tenta la classica operazione di assorbimento. Nel paese del Gattopardo, adesso comincia l’attenzione verso il popolo che è sceso in piazza sabato e verso la Fiom, senza però dare risposte vere. Sul piano sindacale restano la violazione dei diritti a Pomigliano e la sua estensione a tutti i metalmeccanici. Non c’è contratto dell’auto o altro pasticcio che possa cancellare questo drammatico attacco ai diritti dei lavoratori. Si deve andare avanti fino a riconquistare il diritto ad un contratto nazionale degno di questo nome.
Sul piano economico-sociale è evidente che il patto Sacconi, Confindustria, Cisl e Uil non tiene. Perché la crisi va avanti, le risposte non ci sono e le lotte si estendono, in Italia come in Europa. Di questo si sono accorti gli industriali e tanti poteri economici, da qui il tentativo di far rientrare in gioco la Cgil con un patto sociale che dovrebbe continuare le politiche dei sacrifici di questi anni, senza però le provocazioni e le asprezze di Sacconi. Il popolo in piazza sabato non si accontenta di questo e pretende una svolta reale. Chi non ha pagato sinora nulla della crisi deve cominciare a pagare. Per questo ci vuole e si chiede con forza lo sciopero generale e non il patto sociale.
Anche a livello politico la piazza di sabato chiede di cambiare. Nessuno può metterci il cappello sopra, magari per riproporre l’ennesima riedizione di quel centrosinistra, da cui quel popolo è stato abbandonato e deluso nel passato. Se si vuole davvero rappresentare quella piazza e quelle persone, si devono abbandonare i vecchi giochini e i vecchi schieramenti. La manifestazione del 16 ottobre esige una svolta democratica nel sindacato, nella sinistra, nel paese.

(da Liberazione del 19 ottobre)

sabato 9 ottobre 2010

MALEDETTA GUERRA! UCCISI ALTRI QUATTRO MILITARI ITALIANI IN AFGHANISTAN. BASTA!


Uccisi quattro militari italiani in Afghanistan per un'esplosione
Quattro militari italiani sono stati uccisi da un'imboscata e da un'esplosione di un ordigno nella regione occidentale di Farah, in Afghanistan. Tornavano da una missione quando sono stati assaliti. Erano alpini. C'è anche un ferito: è grave. Erano le 9.45 ora italiana. Ha diffuso la notizia il ministero della Difesa. La Farnesina conferma.

Il mezzo faceva parte di una colonna di una settantina di mezzi in movimento che trasportavano materiale per andare a costruire una base avanzata. Dopo l'esplosione che ha investito il Lince c'è stata una sparatoria. I militari hanno messo in fuga i talebani. Il ferito è stato portato in elicottero in ospedale ed è cosciente.

L'attacco si è svolto, riferiscono militari italiani, con tecniche di guerriglia tipiche di quelle zone.

Il presidente della Repubblica Napolitano ha espresso in un messaggio il suo dolore e la solidarietà ai familiari degli alpini caduti.

Ieri anche un soldato britannico è morto per un'esplosione in Afghanistan: è il 300esimo caduto in azione, su un totale di 340 morti dall'ottobre 2001.

Sempre ieri una bomba è esplosa in una moschea del nord dell'Afghanistan uccidendo 20 persone, tra cui il governatore della provincia di Kunduz Mohammad Omar e l'imam. L'attentato, che ha ferito una trentina di persona, è avvenuto nel capoluogo della provincia di Takhar, Taluqan, durante la preghiera del venerdì.

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