domenica 26 settembre 2010

Avanti a sinistra con lo sciopero politico


OSKAR LAFONTAINE 5 proposte dall'ex segretario della Linke



ROMA. Oskar Lafontaine è uno dei pochi «statisti» espressi dalla Sinistra europea. Ieri era a Roma, alla festa nazionale della Federazione della Sinistra, per il confronto con Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista.


Mercoledì sarà presentata la riforma del patto di Maastricht; cosa prevede?

È un trattato neoliberista fin dalle origini. Il suo scopo è la stabilità dei prezzi, e questo porta a una politica economica sbagliata. Avrà per conseguenza l'aumento della disoccupazione e delle condizioni di vita precarie. Se l'Unione europea prosegue su questa strada, i problemi si aggraveranno.


Quale configurazione dovrebbe avere la Ue per evitare che le popolazioni vedano l'Europa come un nemico?

In molti paesi si registra già una disaffezione verso le elezioni europee. In Germania vota solo il 40%. Si è persa fiducia. I popoli hanno tutte le ragioni visto che le misure europee finora hanno portato al dumping salariale, sociale e fiscale. E il rischio è che la destra aumenti i consensi.


C'è una responsabilità della sinistra?


Se la sinistra non propone politiche alternative, la gente si rivolge alla destra. In Germania, invece, la Linke raggiunge il 12% e non c'è un partito di estrema destra. In tutta Europa la sinistra si pone il problema del governo; la questione decisiva è la credibilità.


Dall'inizio del prossimo anno, il bilancio sarà europeo. I singoli stati avranno meno spazio per politiche nazionali. Cosa dovrebbe fare la sinistra?

Bisogna capire cosa significa una moneta unica. Quando c'è, scompare un importante strumento di politica monetaria come la svalutazione o la rivalutazione. Oggi, in Europa, serve una politica salariale coordinata, che segua i movimenti della produttività. In caso contrario, avremo le tensioni attuali. Per esempio, in Grecia i salari aumentano troppo, ma la moneta non può essere svalutata. Al contrario, in Germania sono fermi, ma non si può rivalutarla. Una soluzione, per esempio, sarebbe aumentare i salari in Germania, mentre in Grecia li si modera. Altrimenti si sgretola la Ue.


È una proposta?


Abbiamo bisogno di un salario minimo europeo, stabilito per contratto. Ma vale anche per le tasse e i servizi sociali. La terza proposta proposta riguarda il potere. Una risposta per facilitare la redistribuzione dal basso verso l'alto è lo sciopero generale. A lunga scadenza, la soluzione è la redistribuzione delle ricchezze create dai lavoratori nel loro complesso, a livello delle grandi imprese. È necessario un nuovo ordine economico. E che lo stato prenda in mano la circolazione del denaro. La circolazione in mano ai privati non ha funzionato. Queste sono le cinque nostre proposte.

Quanto pesa il potere economico?


Il potere economico è per la vita delle persone ancor più importante di quello politico. La proprietà dovrebbe essere delle maestranze che l'hanno creata. Se lo stato dà soldi a Opel o Fiat, siano i lavoratori ad avere il controllo, non il management. La Linke non ha proposto la partecipazione statale, come in Volkswagen, ma quella dei lavoratori.

Cosa deve fare la sinistra per riguadagnare consenso a livello europeo?

Noi abbiamo il 12% perché abbiamo proposto un programma credibile e alternativo rispetto agli altri partiti. Che non hanno potuto esagerare nel diventare neoliberisti proprio perché c'era la Linke. Noi avremmo preso i loto voti, insomma; e i rapporti sociali sono migliori di quanto sarebbero stati altrimenti. Anche da noi si discute se partecipare a un governo oppure no. Ma la risposta è «sì» solo quando ci sono le condizioni per realizzare i progressi sociali reali, visibili, tangibili per l'elettorato.


È accettabile, come in Siemens, la sicurezza del posto di lavoro in cambio di minor salario?


Se lo fa una sola impresa può funzionare, se lo fanno tutte, no. E il sindacato diventa inutile. Il modello neoliberista è stato assunto dai partiti socialdemocratici, ma anche dal sindacato. È necessario un rinnovamento anche a questo livello.

Cambia qualcosa sul piano delle forme di lotta?


Le grandi manifestazioni non bastano. Le imprese e i governi ci sono abituati. Sono parte integrante di un «teatro». Bisogna incidere sui rapporti di distribuzione. Se la produzione viene paralizzata, allora c'è una reazione anche da parte delle classi dirigenti. Per questo la Linke ha per la prima volta nel programma anche lo sciopero politico. La tradizione socialdemocratica è sempre stata contro questa forma, per esempio.


http://tinyurl.com/2f8batm

mercoledì 22 settembre 2010

Studenti in sciopero a Sondrio.

Domani mattina gli studenti di Sondrio non entreranno in classe, scenderanno in strada per manifestare contro l'introduzione obbligatoria delle "ore da 60 minuti" voluta dalla contro-riforma Gelmini.
La nostra provincia aveva sempre goduto del "vantaggio" delle lezioni da 50 minuti, a causa della situazione disastrata dei nostri trasporti. Il ministro però ha deciso che questo non è più un problema, giusto per dimostrare un'altra volta che non ha la minima idea di cosa sta facendo.

Gli studenti di Sondrio hanno tutte le ragioni per scioperare: non solo gli orari, ma l'intera contro-riforma è un disastro.
Si tagliano gli insegnanti e il personale ATA, particolarmente accanendosi contro gli insegnanti di sostegno. Perchè a cosa serve gente che insegna?
Si tagliano i corsi e il numero di ore. Perchè a cosa serve insegnare?
Si distruggono gli istituti professionali e gli istituti tecnici. Perchè a cosa serve gente che sappia fare un lavoro?

La Gelmini è un disastro per la scuola italiana in generale, e per quella della nostra provincia in particolare: se ne deve andare, lei e la sua contro-riforma!

giovedì 16 settembre 2010

Presidio FLC e CGIL a Sondrio - Sabato 18 settembre, ore 10



Per la scuola pubblica statale - campagna ROMPIAMO IL SILENZIO
Sabato 18 settembre 2010, a partire dalle ore 10,
la FLC CGIL sarà in Piazza Campello a Sondrio
per un presidio in difesa della scuola pubblica,
vittima dei tagli messi in atto con la riforma Gelmini.
Dobbiamo informare sulla reale situazione della scuola in provincia di Sondrio: numero elevato di studenti e studentesse per classe, opzioni tempo orario non soddisfatte, dimezzamento delle ore di sostegno, problemi di sicurezza, problemi legati al trasporto dei pendolari, posti di lavoro tagliati e altro ancora.
Al presidio si possono ritirare materiali da diffondere
Vi invitiamo alla partecipazione e alla diffusione dell'iniziativa.


mercoledì 15 settembre 2010

16 ottobre: con la FIOM


di Paolo Ferrero


L’esplosione della maggioranza di centrodestra monopolizza per intero l’attenzione politica. In attesa di sapere se e quando si voterà è tutto un discutere di scadenze, alleanze, compravendite, primarie… Silenzio di tomba, invece, sui movimenti tellurici che stanno rovesciando le piccole certezze della vita di ognuno e gli equilibri sociali.
Due eventi hanno cambiato il quadro politico e sociale nelle ultime settimane. Il primo è la centralizzazione delle politiche di bilancio nazionali dei 27 paesi dell’Unione europea, decisa in via definitiva al vertice Ecofin di lunedì e martedì scorsi.
E’ stato cioè creato “un nuovo luogo politico” che si prende il principale potere di uno stato: il controllo delle risorse finanziarie pubbliche. Un “luogo” sottratto ad ogni controllo democratico (i membri della Commissione sono nominati dai singoli governi), politicamente irresponsabile ma ampiamente avvicinabile dalle lobby finanziarie o industriali. Qui vengono fissati i paletti della politica economica dei prossimi dieci anni, costringendo qualsiasi governo nazionale dentro una gabbia molto stretta. Su questo ci dovrebbe essere una discussione molto seria a sinistra. Ma non ce n’è traccia.

Intendiamoci. Un continente dotato di moneta comune ed economie interconnesse deve avere una politica economica comune. Ma questo “programma di convergenza” disegna invece un’Europa più divisa, che gerarchizza i vari paesi sulla base di “criteri” con un solo obiettivo: “programmare le riforme nazionali” per aumentarne la competitività, puntando a ridurre il deficit (esploso ovunque per “salvare le banche”) mediante la compressione della spesa pubblica “improduttiva”. A partire dalla spesa sociale.
Non basta. Per vincolare meglio i vari stati è stata fissata una procedura sanzionatoria semiautomatica. In pratica, a chi “sfora” saranno ridotti i fondi europei per le aree sottoutilizzate (Fas). All’interno di ogni paese verrà accentuata la divaricazione tra aree sviluppate e aree depresse: una nuova guerra tra i poveri. Non a caso Tremonti l’ha definita, con soddisfazione, “un cambiamento costituzionale”.
Ma come può un paese a innovazione zero, come l’Italia, recuperare “competitività” nei confronti di concorrenti con salari monetari molto più bassi e una struttura dei diritti dei lavoratori praticamente inesistente?
Una risposta senza equivoci è arrivata ieri dalla Bce: adottando misure per “assicurare che il processo di contrattazione dei salari ne consenta il flessibile e appropriato adeguamento alle condizioni di disoccupazione e alle perdite di competitività”. Tradotto: vanno abbassati, e anche di molto.
Si tratta di un passaggio storico chiarissimo, fin qui costruito con il contributo paritetico dei governi di centrodestra e di centrosinistra. E’ la “cultura della povertà” che deve sostituire quella dei “diritti acquisiti”. Marchionne si è infilato in questa congiuntura giocando d’anticipo, indicando la via a un mondo imprenditoriale ormai nel panico (sempre ieri l’Ocse ha stimato per il nostro paese una caduta del Pil dello 0,3% nel terzo trimestre). La disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici punta a ridisegnare tutto il sistema delle relazioni industriali sul “modello Pomigliano”. Anche qui, dunque, “un cambiamento costituzionale” imposto con la forza: cancellazione della contrattazione collettiva nazionale e quindi del sindacato “vero”, divieto di sciopero, compressione dei salari, aumento di intensità e durata del lavoro. Ognuno deve essere messo nella condizione di doversi presentare, cappello in mano e testa bassa, a elemosinare un lavoro purchessia.In questa stessa direzione va il “collegato lavoro” del governo Berlusconi – contro cui abbiamo fatto lo sciopero della fame nei mesi scorsi - che andrà all’approvazione definitiva la prossima settimana. Una legge che sposta radicalmente i rapporti di lavoro a favore delle imprese, limitando fortemente sia le tutele del singolo che la possibilità di intervento della magistratura. Fino a modificare radicalmente i processi di lavoro, a partire dai “licenziamenti per giusta causa”.
Davanti a questa aggressione diventa decisiva la costruzione rapida della resistenza sociale, che è diffusa ovunque ma fatica a concentrarsi in un movimento politicamente rilevante. Per questo va colta l’occasione della manifestazione nazionale del 16 ottobre, proclamata dalla Fiom Cgil, preparandola fin d’ora in tutte le realtà territoriali. Vanno costituiti ovunque comitati che preparino tutti gli aspetti politici e organizzativi. Non bisogna più aspettare. Già lunedì mattina, alla riapertura delle scuole, saremo davanti agli istituti insieme al personale precario che rischia il licenziamento e a quello di ruolo alle prese con il sovraffollamento. E altrettanto faremo sabato 18, nella giornata di mobilitazione contro il “collegato lavoro”. Il 16 ottobre va preparato ogni giorno, perché deve diventare il punto di partenza di un rinnovato movimento per “il lavoro bene comune”. Senza se e senza ma.

lunedì 13 settembre 2010

Ritorno a scuola: 180 licenziati.

Oggi ricomincia la scuola, ma con 180 licenziati nella Provincia di Sondrio, come una media impresa. Per la precisione secondo secondo il ministero si tratta di 100 professori licenziati e di una sessantina di addetti tecnici (segretari, bidelli etc etc). A cui si aggiungono una quindicina di contratti precari non rinnovati, come se ci fosse qualcosa di diverso da un normale licenziamento.

Così, mentre si continuano a regalare soldi pubblici alle scuole private, specialmente se di Comunione e Liberazione, dalle scuole pubbliche della nostra provincia vengono tagliati gli insegnanti, cominciando dall'infame riduzione degli insegnanti di sostegno per i portatori di handicap.

Infine, il ritorno a scuola di valtellinesi e valchiavennaschi, porta un ultimo regalo del ministro Gelmini: le ora da 60 minuti obbligatorie. Già anni fa gli studenti, sostenuti dai genitori e dagli insegnanti più avveduti, avevano dovuto lottare per riportare l'orario ai 50 minuti da sempre attuati nella nostra provincia, data l'evidente difficoltà nei trasporti. Da quest'anno però il ministro ha deciso che i trasporti non sono più un problema e che tutti dovranno fare le ora da 60. Probabilmente andrà la Gelmini in persona ad accompagnare in macchina chi non abita a due passi dalle scuole, oppure verranno attrezzati i treni con in banchi per fare le tavole tecniche o con le biblioteche per poter studiare.

venerdì 10 settembre 2010

Il Corriere pubblica balle (ma che strano...)

Sul Corriere Della Sera di oggi si può trovare un articolo delirante in cui si sostiene che la Federazione della Sinistra starebbe trattando con il PD per ottenere dei posti direttamente all'interno delle liste dei Democratici.

La notizia è stata immediatamente smentita dal portavoce della Federazione Salvi:"Quanto riportato oggi dal Corriere della Sera, e cioè che Prc e Pdci avrebbero concordato con il Pd la presentazione di propri candidati nelle liste del Pd, è del tutto privo di fondamento", dal segretario del PRC Ferrero:"La notizia secondo cui il sottoscritto e Diliberto si candiderebbero all’interno delle liste del PD è falsa e destituita di ogni fondamento. Non ce lo ha mai proposto il PD e noi non lo abbiamo mai proposto noi. E’ così assurda che nonostante la fantasia non difetti non è mai venuta in testa a nessuno" e dal sito del PdCI:"Non c'è mai stato nessun incontro e nessuna trattativa tra il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, e il segretario del PdCI, Oliviero Diliberto".

Perchè il Corriere pubblichi delle balle del genere è facile da capire: il quotidiano milanese cerca di influenzare gli scazzi tra Veltroni e Bersani. Vinca Bersani o Veltroni, non siamo interessati a prendere squallide scorciatoie pur di rientrare in parlamento.

giovedì 2 settembre 2010

Lettori fissi